[Lezione 38#OUT] Presenza/Assenza: La Seduzione Passa Dai Cambi D’umore.
Arriva un momento, in questo fantastico viaggio verso la totale liberazione di noi stessi, in cui è importante sedersi un attimo a rilassarsi, e riflettere su un nuovo aspetto ancora (ma proprio nuovo non è), che permane tutta la seduzione.
Fino a qui è stato detto tanto, ma manca ancora qualcosa, per completare il quadro: il concetto di presenza/assenza. Perdonate il termine, non mi viene nulla di meglio.
Che dite, ci buttiamo nel mezzo e vediamo di sciogliere il bandolo? Ok. Comincio con una domanda: se vi dico presente-assente, on-off, luce sì-luce no, interesse-disinteresse, cosa vi viene in mente? C’è un movimento che si compie, il passaggio da un opposto all’altro, appunto qualcosa che si accende, prende vita, s’illumina, genera attenzione, e poi il suo contrasto, fatto di buio, distacco, senso di vuoto.
Ed è da qui che si parte, da questo contrasto, che vi avrà sicuramente fatto venire qualche idea. Abbiamo detto tante cose sulla seduzione, e nel parlarne abbiamo sempre citato di striscio, sottinteso a volte, il concetto di presenza/assenza. La seduzione non si compie con lo stesso stato d’animo, non avviene con lo stesso tono di voce dall’inizio alla fine, non indossa sempre le stesse scarpe. C’è un’alternanza, un cambio di direzione più o meno repentino e comunque temporaneo, che permea le interazioni, e soprattutto il ritmo della seduzione stessa.
Uno dei motori nascosti è proprio questo: la presenza/assenza di attenzione, l’elemento che prima c’era ed ora, per qualche strana ragione, non c’è più. Avviene così. Sì è a parlare con qualcuno che ci interessa e lei si distrae, diciamo “ti chiamo domani” dopo una serata divertente e poi non lo facciamo, cerchiamo di baciare qualcuno che si scosta. Tutti questi sono esempi di un cambio di direzione che, guarda caso, fa da amplificatore.
Ma come avviene tutto ciò? Qual è la meccanica dell’interesse? No, non centra il cercare quel che non si può avere. Il cervello umano è sicuramente attratto dall’irraggiungibile, ma quest’attrazione è troppo debole per giustificare quell’esplosione d’interesse che spesso avviene, no, la ragione è da ricercare altrove. Si tratta di comfort, del famoso stato di comfort da cui vi abbiamo sempre detto di stare alla larga, quando parlavamo darsi una sveglia e far accadere quel che vogliamo nella nostra vita. Succede che ognuno di noi in maniera istintiva detesta i cambiamenti. La mente si adagia e si assopisce nel comfort, non deve stare tanto a valutare, fare previsioni, ragionare su quel che accade. Quando il comfort prende il sopravvento si può spegnere il cervello ed andare di pilota automatico. E’ così che avviene con le abitudini, la mente cosciente è con noi ad intermittenza, si entra più facilmente in uno stato di flusso – e questa è una delle ragioni per cui, se facciamo pratica in qualcosa diventiamo più bravi col tempo- avviene che l’abitudine si prende cura di noi e ci sentiamo più rilassati.
In realtà accade anche qualcosa d’altro. Con l’abitudine si ragiona meno, ed un insieme di abitudini, fanno una vita di comfort. Il troppo stroppia anche qui, senza eccezione, e l’adagiarsi nel comfort porta all’atrofia cerebrale.
Sia chiaro però –e qui sto divagando ma è importante sottolinearlo di nuovo-, che avere abitudini non è sbagliato. E’ importante averne di positive (come mangiare frutta ogni mattina, andare spesso in palestra, chiamare i propri amici per sentire come stanno ecc), ci aiuta ad ottenere ciò che vogliamo dalla vita e a star bene con gli altri. Quel che non va bene è fare della propria vita un’abitudine. Non uscire dagli schemi quando vorremmo, farci incatenare da noi stessi nella sicurezza di ciò che conosciamo bene. E’ sempre importante la moderazione, l’equilibrio di abitudini positive ed utili, assieme alla voglia di sperimentare, di scoprire il mondo e le persone.
Va bene, ok, ma tutto questo vi è già stato raccontato. Allora dovreste essere in grado di capire il concetto di presenza/assenza, perché il meccanismo è lo stesso. Mi spiego meglio: Vi è mai capitato di conoscere una persona, sentire inizialmente attrazione e poi d’un tratto, quella persona ha smesso di rispondere alle vostre telefonate? Che sensazione avete provato? Eravate abituati a parlarle, la sentivate sempre più vicina, speravate di potervi “accoppiare” con lei, ma d’un tratto, niente, caput, chiuso. Oltre al classico girotondo di domande sul “perché?”, che poi in fondo chi diavolo se ne frega del perché. se è stata colpa vostra, amen, non vi preoccupate che prima o poi qualcuno vi spiegherà dove sbagliate. Se non è questa non casca il mondo.
Ma quel che accade in queste situazioni è interessante. Succede che sentite un’attrazione maggiore, un po’ come quando siete appena usciti da una relazione perché lei vi ha mollato, e poi la incontrate per caso. Vi sembra bella, più bella di sempre, vi sembra che d’un tratto sia migliorata con il semplice avervi scaricato. La sensazione è la stessa, la volete di più. Ed anche la motivazione è la stessa: il comfort si è squarciato, e senza che voi lo voleste. Attenzione perché il trucco è qui. Se voi aveste rotto il comfort intenzionalmente, non avreste provato questo picco di attrazione, perché sareste stati stufi, annoiati dal comfort, o per altre mille ragioni importanti che avrebbero controbilanciato la decisione di rompere lo status quo.
Chi subisce il risveglio dal comfort, ne paga le conseguenze. Vorrebbe che la ex tornasse da lui, vorrebbe che la fanciulla che è uscita con lui un paio di volte rispondesse alle sue telefonate. Aspetta un attimo, ma qui dove sta il comfort, dov’è l’abitudine? Quella ragazza l’ho conosciuta e ci stavo iniziando ad uscire, non è possibile che per me fosse diventata già un’abitudine, e di certo non mi sentivo nel comfort di saperla già mia. Chiaro che no, ma la tua mente si stava abituando all’idea di averla nella tua vita. È qui il punto. E ti svelo un altro segreto: più qualcosa ci interessa, più facilmente la nostra mente si abitua a questa cosa. Farò un’esempio ignorante e fuori contesto, ma il meccanismo mentale è lo stesso. Io voglio un iphone. Sono interessato, lo desidero. La parabola è in salita. Inizio a fantasticare su cosa farei se lo avessi. Poi lo ocmpro. Il mio interesse è alle stelle, è il punto più alto della parabola, sono in defibrillazione quando vado nel negozio e lo acquisto. Resto ancora nel picco di felicità/eccitazione le prime volte che lo provo. Poi la parabola inizia la sua discesa. Mi abituo all’iphone. Mi abituo ad averlo. L’eccitazione svanisce ma accade qualcosa di strano. Siccome l’iphone è utile e divertente, mi ci abituo nel senso più stretto: in maniera apparente o meno, ne divento dipendente. Non parliamo di dipendenze assurde, però: la mappa per vedere dov’è il bar in cui devo fare l’aperitivo, la uso, l’applicazione per mandare i messaggi gratis, la uso, ecc. Mi abituo all’iphone e questo entra a far parte della mia zona di comfort. Se l’iphone is rompesse, sarebbe una rottura della mia zona di comfort non voluta, mi darebbe alquanto fastidio, perchè ero abituato a contare su di lui. Ma se invece fossi io a volermene disfare perché voglio comprare qualcosa di meglio?
Ecco. Questa metafora probabilmente poco riuscita e fuorviante (ad esempio perché le persone non sono oggetti) spiega entrambi gli effetti del comfort e dell’abitudine nelle relazioni. L’inizio è eccitazione, anticipazione e desiderio. La nostra mente si abitua a queste sensazioni ed accetta una sola via di sfogo: la riuscita. Nel caso delle relazioni con un potenziale partner la via d’uscita consiste nell’arrivare al sesso, o addirittura ad una relazione (dipende dal nostro obiettivo). Se ciò non avviene, diventiamo preda di un cambio di direzione non voluto, la presenza iniziale diventa assenza e noi ne siamo vittima. Il risultato è appunto di sentirci più attratti dall’altra persona.
Quindi siamo arrivati ad una prima conclusione: l’alternanza presenza/assenza amplifica l’attrazione. Attenzione, ho detto amplifica perché di per sé non ne genera. Se vi piace una persona e non siete ricambiati, non è che se vi mettete a chiamarla e poi di colpo smettete, lei proverà attrazione dal nulla. Continuerà a non calcolarvi di striscio, anzi magari neppure si accorgerà di questo cambio di direzione nell’interazione.
Allo stesso modo quest’alternanza influisce sull’intera seduzione, ne è uno dei principali elementi sottostanti. Se tornate con la mente a situazioni in cui per voi la seduzione si è compiuta, troverete una serie continua di questi switch, di queste alternanze. Assumono significati diversi nei diversi periodi della seduzione, ma hanno sempre l’effetto di amplificare l’interesse prima, e l’attaccamento nelle fasi successive.
Ad esempio in una relazione, un periodo di distacco non voluto ma forzato (non troppo lungo) ottiene il risultato di rendere due innamorati ancora più innamorati. In questo caso entrambi, poiché nessuno dei due voleva rompere il comfort.
La motivazione per cui ciò accade l’abbiamo spiegata, ma questa porta con sé un paio d’altre implicazioni che possono meglio spiegare cosa accade nella nostra testa, quando siamo vittime di questa alternanza di attenzione.
Quando l’attenzione ci è tolta, tendiamo a riempire il vuoto; oltre a domandarci le motivazioni per cui ciò è accaduto, iniziamo ad investire emotivamente -in maniera maggiore- nell’altra persona, proprio per coprire questo vuoto che è stato lasciato. In più cercheremo anche di recuperare quello stato di comfort che ci è stato tolto, e quindi altre energie verranno investite per recuperare il rapporto con l’altro.
Ora, l’ampiezza di quest’amplificazione varierà a seconda di quanto contasse per noi la presenza dell’altra persona nella nostra ricetta sul comfort, e di quanto ovviamente ci interessava. Anche qui si tratta di un equilibrio tra i due aspetti. Vi faccio un altro esempio per spiegare meglio: Io stasera conosco una ragazza fantastica e mi accorgo che mi ha colpito molto. Le prendo il numero di telefono. La chiamo un paio di volte e non mi risponde. Smetto di chiamarla e amen. Il grado di interesse può esser stato molto alto ma il mio comfort non è stato praticamente intaccato dalla sua presenza (l’ho conosciuta tre ore una sera) quindi non c’è amplificazione, la presenza/assenza non agisce minimamente in questo caso. Perché? Perché lei non ha avuto neppure l’occasione per “essere presente”. Chiaramente la sua assenza non sortisce l’effetto sperato. Non ho avuto il minimo modo per abituarmi a lei.
Ok, ci siamo, stiamo arrivando al punto fondamentale.
Per poter generare assenza bisogna prima generare presenza. Per potersi allontanare bisognava essere vicini. Quindi il detto “in amore vince chi fugge” diventa imperfetto, sarebbe meglio qualcosa tipo “in amore vince chi fugge, ma prima ci degnava”.
Altro punto interessante: più forte è il legame dato dalla presenza, maggiore sarà l’effetto del cambio di direzione. Qui urge una postilla però. Non mettetevi a fare i cavalier serventi sperando un domani di sparire, e farla innamorare così perdutamente di voi. C’è un limite. Come abbiamo detto la seduzione è piena di piccole alternanze di attenzione, e cambi di direzione. E’ importante non tirare troppo la corda, dare attenzione e poi toglierla a piccole dosi, in una piramide dell’attenzione per cui ogni alternanza presenza/assenza amplifica la successiva in un’escalation continua. E la cosa fantastica è che ciò avviene naturalmente nelle seduzioni riuscite. Senza che stiamo tanto a pensarci (come tutto ciò che vi abbiamo raccontato fino ad ora).
Anche in questo caso un piccolo avvertimento. Ci vuole moderazione, non possiamo essere in un continuo loop di ci sono-non ci sono, altrimenti l’altra persona vi manda a quel paese nel breve periodo.
Ok. Ricapitoliamo un secondo cosa abbiamo detto fin ora, prima di concludere: ci vuole presenza per generare assenza. Ci vuole anche un minimo interessa dall’altra parte perché il germoglio della seduzione possa crescere, innaffiato da quest’alternanza di attenzione. L’intensità di questo cambio di direzione sarà tanto maggiore quanto più lontano saremo arrivati nella seduzione (e quindi l’altra persona sarà entrata a far parte della nostra zona di comfort) e quanto più, ovviamente, ci piacerà quella persona.
Manca ancora qualcosa. C’è una domanda irrisolta. Perché nella seduzione, naturalmente, avvengono questi cambi di direzione? Qui arriva il pezzo forte. Quest’alternanza presenza/assenza, questi cambi di attenzione e direzione nelle interazioni, sono il frutto del naturale incontro di due personalità distinte. Ognuno di noi ha una sua personalità ben definita. Più questa sarà solida, più si prenderà il suo spazio nel mondo. In altre parole, più sarete sicuri delle vostre capacità ed in pace con voi stessi, più sarete liberi di esprimere voi stessi nel modo che preferite. Sarete liberi. E su questo ci siamo già soffermati innumerevoli volte.
Ma cosa succede quando una personalità ne incontra un’altra? L’incontro può produrre molti risultati. Entrambi i soggetti potrebbero seguire la propria personalità e comportarsi in maniera istintiva, seguendo il flusso dell’interazione (ovviamente con alcuni momenti di compromesso e flessibilità nei confronti dell’altro). Oppure uno dei due tenderà ad adattarsi eccessivamente.
Capite dove voglio arrivare? Nel caso in cui nessuno si adatti eccessivamente all’altro ma entrambi si comportino liberamente, accadrà, ogni tanto, che l’interazione incontri quelle che io chiamo “bolle d’aria”. Ognuno dei due soggetti continua per la sua strada, segue la propria personalità che ovviamente non potrà essere sempre in perfetta linea con quella dell’altro. Ecco, in queste bolle d’aria avvengono i cambi di direzione.
Cosa succede se invece uno dei due si adatta troppo all’altro?. Le bolle d’aria vengono riempite dal compromesso attuato da uno dei soggetti che, come per magia, si trasforma nello zerbino accondiscendente che di ogni donna diventa amico.
Ora capite, vista la complessità delle interazioni sociali, quanto sia maniacale pensare di poter bluffare a comando, alcuni comportamenti naturalmente seduttivi. Provate a creare una bolla d’aria nell’interazione generando assenza mentre state mandando avanti la conversazione in una maniera decente e senza tradirvi con il linguaggio del corpo (della serie che se le dico “ti chiamo” mentre faccio una faccia schifata è palese a chiunque che non lo farò). Nel caso ipotetico riusciste in maniera artificiale a creare tutto ciò, sappiate che è solo un tassello di altri migliaia che compongono una seduzione di successo. Tanto meglio lasciarsi andare all’istintività ed alla naturalezza. Si vive cento volte meglio sot6to tutti i punti di vista.
Mi sembra di essere stato esaustivo.